
C’è un momento, nella storia di ogni città, in cui il canto si incrina.
Sibari, che era stata luce, danza e abbondanza, comincia a sentire il peso del proprio splendore.
Le strade ancora profumano di vino e di pane caldo, i cavalli danzano ancora nelle arene, le musiche attraversano le case. Ma qualcosa si spezza: l’eccesso diventa fragilità.
E intanto, all’orizzonte, si alza l’ombra di Kroton.
La città sorella, la città nemica.
Gli occhi dei crotoniati guardano Sibari con invidia, con desiderio, con odio.
È l’inizio del declino.
Non si vede ancora il fuoco, non si odono ancora le spade. Ma il vento, quello sì, già porta con sé il presagio della rovina.
Sibari continua a sorridere, ma il tempo ha deciso: nulla potrà fermare la sua caduta.”