Nel centenario della morte di Ferruccio Busoni, quattro incontri per approfondire il teatro musicale del compositore empolese, ancora oggi poco conosciuto e in attesa del dovuto riconoscimento. Parte centrale della sua estetica e del suo impegno creativo, Busoni manifestò sempre un grande amore per l’opera e per i due autori, a suo giudizio, massimi rappresentanti di questo genere musicale: Mozart (per lui “genio a metà latino”) e Verdi. Seppure basate su libretti tedeschi, scritti dal compositore stesso, queste opere rappresentano anche il massimo tentativo di Busoni nel ricongiungersi alle sue origini italiane e nella sempre difficile ricerca della propria identità artistica.
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Nel centenario della morte di Ferruccio Busoni, quattro incontri per approfondire il teatro musicale del compositore empolese, ancora oggi poco conosciuto e in attesa del dovuto riconoscimento. Parte centrale della sua estetica e del suo impegno creativo, Busoni manifestò sempre un grande amore per l’opera e per i due autori, a suo giudizio, massimi rappresentanti di questo genere musicale: Mozart (per lui “genio a metà latino”) e Verdi. Seppure basate su libretti tedeschi, scritti dal compositore stesso, queste opere rappresentano anche il massimo tentativo di Busoni nel ricongiungersi alle sue origini italiane e nella sempre difficile ricerca della propria identità artistica.
Ancora concepita come unione di canto e parlato – con l’aggiunta di Sprechgesang, forma intermedia di recitazione ritmica e appena intonata – Arlecchino, “capriccio teatrale in un atto” approfondisce, in chiave decisamente novecentesca, la sperimentazione teatrale di Busoni, pur guardando con nostalgia al mondo delle maschere italiane, della Commedia dell’arte, del teatro musicale settecentesco. Dietro apparente disimpegno e leggerezza, quest’opera nata negli anni delle Grande Guerra, contiene anche squarci dolenti e oscuri, riflessioni profonde, seppure solo accennate, sulla natura umana.
Il teatro musicale di Ferruccio Busoni
Nel centenario della morte di Ferruccio Busoni, quattro incontri per approfondire il teatro musicale del compositore empolese, ancora oggi poco conosciuto e in attesa del dovuto riconoscimento. Parte centrale della sua estetica e del suo impegno creativo, Busoni manifestò sempre un grande amore per l’opera e per i due autori, a suo giudizio, massimi rappresentanti di questo genere musicale: Mozart (per lui “genio a metà latino”) e Verdi. Seppure basate su libretti tedeschi, scritti dal compositore stesso, queste opere rappresentano anche il massimo tentativo di Busoni nel ricongiungersi alle sue origini italiane e nella sempre difficile ricerca della propria identità artistica.