
Parliamo di due Paesi molto diversi. La Spagna in declino, dopo aver perso tutti i possedimenti europei, cerca una rivincita della guerra di successione spagnola. Il solo fatto che la decadente dinastia degli Asburgo sia stata sostituita da un re proveniente dalla Francia, genera qualche miglioramento ed autorizza speranze. Il primo ministro Alberoni cerca di riconquistare i territori persi, ma fallisce con l’unico risultato di favorire gli austriaci, i quali ottengono la Sicilia dai Savoia in cambio della meno importante Sardegna. L’opposizione interna dei ceti parassitari blocca le riforme, e il re Filippo V non riuscirà ad impedire il degrado della Spagna. All’inizio del Settecento la Russia era una potenza minore, priva di sbocco al mare: il mar Baltico era egemonizzato degli svedesi, e il mar Nero settentrionale dai tatari di Crimea vassalli dell’impero ottomano. Dopo un inutile tentativo di conquistare uno sbocco sul mar Nero attraverso il fiume Don, lo zar Pietro capisce che l’espansione territoriale della Russia non avverrà in mancanza di una modernizzazione economica. Così si reca in Occidente e ritorna portando con sé tecnici e artisti stranieri. In pochi anni la Russia viene sottoposta ad una modernizzazione forzata, simboleggiata dalla costruzione della nuova capitale Pietroburgo. Pietro sarà ricordato come Pietro il Grande, e la Russia è pronta a diventare grande.