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Scudo (in)crociato
Gabriele Maestri
12 episodes
2 months ago
Nel 1994, mentre la scena politica italiana era in tempesta, il partito che ha governato l'Italia per oltre 40 anni, la Democrazia cristiana, volle cambiare il nome. Tre decenni dopo, tanti democristiani sono rimasti (e sono finiti quasi ovunque), ma da oltre un quarto di secolo si combatte una guerra inesauribile sulla vecchia denominazione e sul simbolo storico dello scudo crociato.
Gabriele Maestri, costituzionalista e curatore del blog www.isimbolidelladiscordia.it, racconta passo a passo - anche grazie ai materiali audio concessi da Radio Radicale - la diaspora democristiana e gli scontri elettorali e giudiziari nel nome della Dc. Ogni quindici giorni, una nuova puntata di una storia incredibile e difficile da dipanare, che non sembra avere fine.
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Nel 1994, mentre la scena politica italiana era in tempesta, il partito che ha governato l'Italia per oltre 40 anni, la Democrazia cristiana, volle cambiare il nome. Tre decenni dopo, tanti democristiani sono rimasti (e sono finiti quasi ovunque), ma da oltre un quarto di secolo si combatte una guerra inesauribile sulla vecchia denominazione e sul simbolo storico dello scudo crociato.
Gabriele Maestri, costituzionalista e curatore del blog www.isimbolidelladiscordia.it, racconta passo a passo - anche grazie ai materiali audio concessi da Radio Radicale - la diaspora democristiana e gli scontri elettorali e giudiziari nel nome della Dc. Ogni quindici giorni, una nuova puntata di una storia incredibile e difficile da dipanare, che non sembra avere fine.
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Ep. 9 - Una sentenza contro l'altra
Scudo (in)crociato
47 minutes
2 years ago
Ep. 9 - Una sentenza contro l'altra
Nel 2006 - dopo le elezioni politiche, cui partecipano due Dc (quella di Gianfranco Rotondi e quella di Giuseppe Pizza), senza lo scudo crociato conservato dall'Udc - due filoni delle battaglie legali iniziate tra il 2002 e il 2003 sull’uso del nome e del simbolo della Democrazia cristiana arrivano a sentenza davanti a due giudici diversi del Tribunale di Roma. Ma se in primavera la “sentenza Rizzo” favorisce l’Udc, giudicando confondibile e illegittimo l’uso dello scudo crociato da parte della Dc-Pizza, a settembre la “sentenza Manzo” dice tutt'altro: nota che per cambiare nome alla Democrazia cristiana occorreva un congresso, ma non c’è mai stato, per cui il passaggio al Partito popolare italiano avrebbe di fatto creato un nuovo partito, che non poteva disporre del patrimonio della Dc, segni distintivi inclusi.
Il secondo giudice, in effetti, dice solo che il Cdu non è titolare dello scudo crociato e non può impedire alla Democrazia cristiana guidata da Pizza di usarlo; si diffonde invece l’idea che quella Dc sia proprio quella storica (che in effetti nessuno ha mai sciolto) e che possa operare di nuovo, come titolare esclusiva del simbolo. Giuseppe Pizza conquista visibilità sui media e al “suo” XX congresso della Dc parla persino Romano Prodi, finendo per scatenare polemiche.
Tutte le registrazioni incluse nell'episodio sono tratte dall'archivio di Radio Radicale, tranne l'intervento di Roberto Calderoli il 16 marzo 2006 a Matrix.
Scudo (in)crociato
Nel 1994, mentre la scena politica italiana era in tempesta, il partito che ha governato l'Italia per oltre 40 anni, la Democrazia cristiana, volle cambiare il nome. Tre decenni dopo, tanti democristiani sono rimasti (e sono finiti quasi ovunque), ma da oltre un quarto di secolo si combatte una guerra inesauribile sulla vecchia denominazione e sul simbolo storico dello scudo crociato.
Gabriele Maestri, costituzionalista e curatore del blog www.isimbolidelladiscordia.it, racconta passo a passo - anche grazie ai materiali audio concessi da Radio Radicale - la diaspora democristiana e gli scontri elettorali e giudiziari nel nome della Dc. Ogni quindici giorni, una nuova puntata di una storia incredibile e difficile da dipanare, che non sembra avere fine.