
“Aragoste a Manhattan” – o “La Cocina”, per i puristi – è il nuovo film di Alonso Ruizpalacios, dal 5 giugno al cinema grazie a Teodora Film. Dopo la Berlinale 2024 e l’apertura del FESCAAAL 2025 arriva finalmente anche da noi questa straordinaria opera di denuncia e poesia visiva.
Niente food porn: “La Cocina” è un'immersione claustrofobica nel ventre di una cucina a Times Square, dove il cibo è solo un pretesto per raccontare la fragilità dei sogni, l’oppressione del lavoro e l’umanità invisibile che tiene in piedi il sistema.
Pedro (Raúl Briones), cuoco messicano senza documenti, è innamorato della cameriera Julia (Rooney Mara), ma il loro amore è fragile quanto il loro status. Quando spariscono dei soldi dalla cassa, la cucina diventa un girone dantesco di tensioni razziali e sociali.
Girato in bianco e nero con lampi improvvisi di colore, “La Cocina” è un balletto frenetico di piani sequenza e inquadrature claustrofobiche. La sua bellezza estetica amplifica il valore politico e sociale: un’aspra critica a un capitalismo che dilania e mal digerisce sogni, corpi e passioni, lasciando solo stanchezza e alienazione.
Le aragoste diventano quindi simbolo grottesco di un lusso disumanizzante, mentre sullo sfondo si muove una vera e propria sinfonia del caos, orchestrata tra sudore, speranza e silenzi soffocati.
🥃 Per questo film serve un cocktail capace di rifletterne tutta la complessità. Abbiamo scelto un Negroni al Mezcal:
In un’epoca in cui il cinema spesso si limita a raccontare storie già digerite, Ruizpalacios con “Aragoste a Manhattan” ci serve un piatto forte, speziato e indigesto. E noi, spettatori affamati di verità, non possiamo che chiedere il bis.
Viva il cinema!