Viviamo nella società dei dati, la nostra vita, in tutte le sue dimensioni è sempre più influenzata dai nostri dati personali, da chi li utilizza, da cosa ci fa, da dove e quanto li conserva. Senza dire che anche gli algoritmi ne sono straordinamente golosi, direi voraci. Ecco perché dedicare tre minuti al giorno alla privacy potrebbe essere una buona idea, il tempo di un caffè veloce, un buongiorno e niente di più, per ascoltare una notizia, un'idea, un'opinione o, magari, per sentirti cheiedere cosa ne pensi di qualcosa che sta accadendo a proposito di privacy e dintorni. Non una rubrica per addetti ai lavori, ma per tutti, un esercizio per provare a rendere un diritto popolare, di tutti e per tutti, centrale come merita nella nostra esistenza.
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Viviamo nella società dei dati, la nostra vita, in tutte le sue dimensioni è sempre più influenzata dai nostri dati personali, da chi li utilizza, da cosa ci fa, da dove e quanto li conserva. Senza dire che anche gli algoritmi ne sono straordinamente golosi, direi voraci. Ecco perché dedicare tre minuti al giorno alla privacy potrebbe essere una buona idea, il tempo di un caffè veloce, un buongiorno e niente di più, per ascoltare una notizia, un'idea, un'opinione o, magari, per sentirti cheiedere cosa ne pensi di qualcosa che sta accadendo a proposito di privacy e dintorni. Non una rubrica per addetti ai lavori, ma per tutti, un esercizio per provare a rendere un diritto popolare, di tutti e per tutti, centrale come merita nella nostra esistenza.
Quattrocento volte di meno di appena due anni fa. Tanto costa, oggi, realizzare un deepfake, benfatto, audio o video ovvero un falso artificialmente prodotto della voce o dell’immagine di una persona.
È il risultato di una ricerca appena pubblicata dal Global Research and Analysis Team Kaspersky. Ve ne parlo subito dopo la sigla perché credo valga qualche riflessione.
A voi la scelta. Potete comprarvi un Labubu, uno di quei pupazzetti dal sorriso a metà strada tra il simpatico e il malvagio che spopolano in tutto il mondo e che gente di ogni età attacca a zaini e borsette o realizzare un video o un audio contraffatti che riproducono la voce e/o la voce e le immagini di una persona e farne l’uso che volete. Il prezzo è lo stesso. Tra i trenta e i cinquanta euro, almeno secondo la ricerca condotta da Kaspersky che racconta quanto i servizi per la realizzazione di deepfake diventino ogni giorno più diffusi, più facili da usare e soprattutto più economici. Basta niente o quasi niente, insomma, a chiunque o, quasi a chiunque, per impersonificare chiunque nella dimensione digitale e perpetrare ogni genere di truffa o di inquinamento informativo abbattendo completamente la linea di confine tra il vero e il falso. Ormai è, tutto, verosimile o lo sarà presto. Un problema enorme nella dimensione personale, commerciale e democratica della nostra esistenza. Chi crede che sia sostenibile la nostra vita e quella della società nella quale viviamo in un contesto di questo genere, in un momento nel quale far apparire vero ciò che non lo è, è cosi facile batta un colpo. Io resterò in silenzio. Niente è sostenibile se ogni volta che sentiamo qualcuno al telefono, riceviamo un messaggio audio, guardiamo un video online, magari diffuso via social, dobbiamo chiederci se sia vero o no. Non siamo pronti a vivere immersi nel verosimile. E non è detto lo saremo mai. Credo sia urgente correre ai ripari e sono scettico che basti introdurre nuove fattispecie di reato come, ad esempio, appena accaduto con l’AI Act italiano appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Verosimilmente bisognerebbe, più semplicemente, vietare la commercializzazione sul mercato aperto di questo genere di servizi. Certo niente e nessuno ne può impedire la circolazione del dark web o altrove ma, almeno, la si limiterebbe. Impossibile che chiunque possa, in qualsiasi momento, installarsi sullo smartphone un’applicazione e far dire a chiunque altro, cose che quest’ultimo non ha mai detto. Se non si interviene in fretta rischiamo di farci male più di quanto sia già accaduto. Senza dire che è poco confortante sapere che una pletora di soggetti commerciali si ritrovi tra le mani i dati biometrici di milioni di persone ovvero quelli necessari a generare i deepfake. Il caffè rischia di uscire dalla tazzina e, quindi, mi fermo qui anche se ci sarebbe tanto di più da dire. Buona giornata e, naturalmente, good morning privacy!
Good morning privacy!
Viviamo nella società dei dati, la nostra vita, in tutte le sue dimensioni è sempre più influenzata dai nostri dati personali, da chi li utilizza, da cosa ci fa, da dove e quanto li conserva. Senza dire che anche gli algoritmi ne sono straordinamente golosi, direi voraci. Ecco perché dedicare tre minuti al giorno alla privacy potrebbe essere una buona idea, il tempo di un caffè veloce, un buongiorno e niente di più, per ascoltare una notizia, un'idea, un'opinione o, magari, per sentirti cheiedere cosa ne pensi di qualcosa che sta accadendo a proposito di privacy e dintorni. Non una rubrica per addetti ai lavori, ma per tutti, un esercizio per provare a rendere un diritto popolare, di tutti e per tutti, centrale come merita nella nostra esistenza.