Viviamo nella società dei dati, la nostra vita, in tutte le sue dimensioni è sempre più influenzata dai nostri dati personali, da chi li utilizza, da cosa ci fa, da dove e quanto li conserva. Senza dire che anche gli algoritmi ne sono straordinamente golosi, direi voraci. Ecco perché dedicare tre minuti al giorno alla privacy potrebbe essere una buona idea, il tempo di un caffè veloce, un buongiorno e niente di più, per ascoltare una notizia, un'idea, un'opinione o, magari, per sentirti cheiedere cosa ne pensi di qualcosa che sta accadendo a proposito di privacy e dintorni. Non una rubrica per addetti ai lavori, ma per tutti, un esercizio per provare a rendere un diritto popolare, di tutti e per tutti, centrale come merita nella nostra esistenza.
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Viviamo nella società dei dati, la nostra vita, in tutte le sue dimensioni è sempre più influenzata dai nostri dati personali, da chi li utilizza, da cosa ci fa, da dove e quanto li conserva. Senza dire che anche gli algoritmi ne sono straordinamente golosi, direi voraci. Ecco perché dedicare tre minuti al giorno alla privacy potrebbe essere una buona idea, il tempo di un caffè veloce, un buongiorno e niente di più, per ascoltare una notizia, un'idea, un'opinione o, magari, per sentirti cheiedere cosa ne pensi di qualcosa che sta accadendo a proposito di privacy e dintorni. Non una rubrica per addetti ai lavori, ma per tutti, un esercizio per provare a rendere un diritto popolare, di tutti e per tutti, centrale come merita nella nostra esistenza.
Non si può più stare tranquilli neppure davanti al nostro mouse. Ma vale la pena dirlo subito per non creare inutili allarmismi non se è un mouse qualsiasi ma solo se è un mouse di quelli professionali, da grafici o da gamers tanto per intenderci. Lo suggerisce una ricerca appena pubblicata da un gruppo di ricercatori dell’università della California. Se vi allontanate dal vostro mouse, subito dopo la sigla ve la racconto.
[SIGLA]
Per carità, ormai, la sorpresa sembra una sensazione riservata ai bambini che a Pasqua rompono l’uovo di cioccolata e, forse, neppure più a loro. Il progresso tecnologico erode ogni giorno limiti che solo il giorno primo ci apparivano insuperabile e si fa sempre più fatica a sorprendersi di qualsiasi cosa si legga. E, però, una punta di sorpresa, la scoperta dei ricercatori californiani la suscita, forse, almeno, nei non addetti ai lavori. Eccola. Sarebbe possibile intercettare una conversazione tra due o più persone davanti a un mouse ottico. O, meglio e più precisamente, sarebbe possibile ricostruire una conversazione del genere decodificando e traducendo in parole di senso compiuto le vibrazioni che la voce degli interlocutori genera e che i sensori ottici del mouse catturano. E non si tratterebbe, neppure, di una decodifica approssimativa perché gli esperimenti condotti suggeriscono che l’accuratezza della traduzione delle vibrazioni in parola varierebbe tra il 42% e il 61%. Insomma, magari, chi volesse “ascoltarci” – nel senso appena chiarito – attraverso il mouse non vivrebbe proprio la stessa esperienza che vivrebbe stando con noi nella stessa stanza ma, certamente, sarebbe in condizione di carpire abbastanza della conversazione da capirne il contenuto e, magari, anche passaggi più o meno rilevanti. E, paradossalmente, il successo dell’esperimento aumenta in maniera direttamente proporzionale al livello di sofisticatezza dei sensori del mouse: migliori sono, più facile è sfruttarne la potenza. Ma prima che il caffè vi vada di traverso vale la pena dire che il rischio c’è e sembra, oggettivamente, rilevante solo con mouse di un certo tipo, diciamo mouse professionali, di quelli che spesso usano i grafici, gli specialisti dell’editing fotografico, i gamers e così via. Non quelli comuni che ancora spopolano su alcune scrivanie e non quelli touch incorporati nei nostri portatili. Ma non basta, per scongiurare il rischio di un caffè troppo amaro, i ricercatori nello studio dicono anche che un buon tappetino da mouse vale ad abbattere sensibilmente il rischio rilevato e che, naturalmente, basta spegnere il mouse o bloccarlo per esser certi che, almeno via mouse, nessun segreto lasci la nostra stanza. Niente panico, quindi. Trovata la fragilità, trovato il rimedio. E, comunque, se abbiamo voglia di due chiacchiere basta trasferirsi lontano dal mouse, magari, vicino a una rumorosa macchinetta di caffé. Buona giornata e, naturalmente, good morning privacy.
Good morning privacy!
Viviamo nella società dei dati, la nostra vita, in tutte le sue dimensioni è sempre più influenzata dai nostri dati personali, da chi li utilizza, da cosa ci fa, da dove e quanto li conserva. Senza dire che anche gli algoritmi ne sono straordinamente golosi, direi voraci. Ecco perché dedicare tre minuti al giorno alla privacy potrebbe essere una buona idea, il tempo di un caffè veloce, un buongiorno e niente di più, per ascoltare una notizia, un'idea, un'opinione o, magari, per sentirti cheiedere cosa ne pensi di qualcosa che sta accadendo a proposito di privacy e dintorni. Non una rubrica per addetti ai lavori, ma per tutti, un esercizio per provare a rendere un diritto popolare, di tutti e per tutti, centrale come merita nella nostra esistenza.