Al termine del secondo conflitto mondiale e a Liberazione avvenuta anche a Torino, nelle generazioni più giovani di artisti, che non avevano avuto alcun contatto con la politica culturale del fascismo, scaturisce spontaneo l’anelito di rigenerazione del loro linguaggio espressivo. Implicitamente si tenta di riannodarsi all’esperienza figurativa italiana degli anni trascorsi tra le due guerre, provando a far riaffiorare quanto di valido ancora è sopravvissuto alla visione asfittica di un regime isolato su posizioni arretrate. Il ritroso rinnovamento della cultura figurativa torinese del secondo dopoguerra non è stato soltanto una reazione all’involuzione di Novecento, ma si è focalizzato soprattutto attorno al problema di raggiungere una coerenza con contenuti e linguaggi attuali e a operare nell’ambito di una cultura artistica internazionale collegata alla tradizione moderna dalla quale gli artisti erano rimasti, sino a quel momento, appartati o esclusi. Questo podcast prende in considerazione un arco temporale circoscritto al decennio 1945-1955, e si conclude con un evento: la mostra Niente di nuovo sotto il sole alla galleria La Bussola che idealmente segna, pur con differenti premesse critiche, il debutto a Torino della lunga stagione dell’Informale.Occorre però procedere con cautela in questa narrazione, accennando alle linee di sviluppo dell’arte torinese tra il 1915 e il 1931. Si risale dunque alle prime testimonianze di uno spirito moderno e si prosegue, attraverso il tessuto storico di esperienze, verso i traumi della guerra, che non hanno significato tuttavia fratture definitive con il passato, ma persistenze, riaffioramenti e rielaborazioni dei solchi segnati anni prima dalle ricerche artistiche. La Fondazione Giorgio Amendola di Torino e il Comune di Torre Pellice con Speranze e fermenti. Arte a Torino dopo il 1945, a ottant’anni dalla Liberazione, realizzano un progetto di mostra itinerante, a cura di Luca Motto, che mette in luce la Ricostruzione artistico-culturale attraverso le voci di pittori e scultori che hanno operato a Torino nel decennio successivo al termine del conflitto bellico e si arresta un istante prima dell’avvento dell’Informale. La temperie culturale dell’immediato dopoguerra è evocata anche attraverso la pubblicazione di un volume antologico, a cura di Luca Motto, edito da “Il Rinnovamento” con una selezione di scritti d’arte comparsi su periodici e quotidiani torinesi, tra il 1945 e il 1955, a firma di Piero Bargis, Luigi Carluccio, Angelo Dragone, Albino Galvano, Renzo Guasco, Luciano Pistoi, Filippo Scroppo, Alberto Rossi, Lionello Venturi ma anche Italo Calvino, Massimo Mila, Lalla Romano.
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Al termine del secondo conflitto mondiale e a Liberazione avvenuta anche a Torino, nelle generazioni più giovani di artisti, che non avevano avuto alcun contatto con la politica culturale del fascismo, scaturisce spontaneo l’anelito di rigenerazione del loro linguaggio espressivo. Implicitamente si tenta di riannodarsi all’esperienza figurativa italiana degli anni trascorsi tra le due guerre, provando a far riaffiorare quanto di valido ancora è sopravvissuto alla visione asfittica di un regime isolato su posizioni arretrate. Il ritroso rinnovamento della cultura figurativa torinese del secondo dopoguerra non è stato soltanto una reazione all’involuzione di Novecento, ma si è focalizzato soprattutto attorno al problema di raggiungere una coerenza con contenuti e linguaggi attuali e a operare nell’ambito di una cultura artistica internazionale collegata alla tradizione moderna dalla quale gli artisti erano rimasti, sino a quel momento, appartati o esclusi. Questo podcast prende in considerazione un arco temporale circoscritto al decennio 1945-1955, e si conclude con un evento: la mostra Niente di nuovo sotto il sole alla galleria La Bussola che idealmente segna, pur con differenti premesse critiche, il debutto a Torino della lunga stagione dell’Informale.Occorre però procedere con cautela in questa narrazione, accennando alle linee di sviluppo dell’arte torinese tra il 1915 e il 1931. Si risale dunque alle prime testimonianze di uno spirito moderno e si prosegue, attraverso il tessuto storico di esperienze, verso i traumi della guerra, che non hanno significato tuttavia fratture definitive con il passato, ma persistenze, riaffioramenti e rielaborazioni dei solchi segnati anni prima dalle ricerche artistiche. La Fondazione Giorgio Amendola di Torino e il Comune di Torre Pellice con Speranze e fermenti. Arte a Torino dopo il 1945, a ottant’anni dalla Liberazione, realizzano un progetto di mostra itinerante, a cura di Luca Motto, che mette in luce la Ricostruzione artistico-culturale attraverso le voci di pittori e scultori che hanno operato a Torino nel decennio successivo al termine del conflitto bellico e si arresta un istante prima dell’avvento dell’Informale. La temperie culturale dell’immediato dopoguerra è evocata anche attraverso la pubblicazione di un volume antologico, a cura di Luca Motto, edito da “Il Rinnovamento” con una selezione di scritti d’arte comparsi su periodici e quotidiani torinesi, tra il 1945 e il 1955, a firma di Piero Bargis, Luigi Carluccio, Angelo Dragone, Albino Galvano, Renzo Guasco, Luciano Pistoi, Filippo Scroppo, Alberto Rossi, Lionello Venturi ma anche Italo Calvino, Massimo Mila, Lalla Romano.
Al termine del secondo conflitto mondiale e a Liberazione avvenuta anche a Torino, nelle generazioni più giovani di artisti, che non avevano avuto alcun contatto con la politica culturale del fascismo, scaturisce spontaneo l’anelito di rigenerazione del loro linguaggio espressivo. Implicitamente si tenta di riannodarsi all’esperienza figurativa italiana degli anni trascorsi tra le due guerre, provando a far riaffiorare quanto di valido ancora è sopravvissuto alla visione asfittica di un regime isolato su posizioni arretrate. Il ritroso rinnovamento della cultura figurativa torinese del secondo dopoguerra non è stato soltanto una reazione all’involuzione di Novecento, ma si è focalizzato soprattutto attorno al problema di raggiungere una coerenza con contenuti e linguaggi attuali e a operare nell’ambito di una cultura artistica internazionale collegata alla tradizione moderna dalla quale gli artisti erano rimasti, sino a quel momento, appartati o esclusi. Questo podcast prende in considerazione un arco temporale circoscritto al decennio 1945-1955, e si conclude con un evento: la mostra Niente di nuovo sotto il sole alla galleria La Bussola che idealmente segna, pur con differenti premesse critiche, il debutto a Torino della lunga stagione dell’Informale.Occorre però procedere con cautela in questa narrazione, accennando alle linee di sviluppo dell’arte torinese tra il 1915 e il 1931. Si risale dunque alle prime testimonianze di uno spirito moderno e si prosegue, attraverso il tessuto storico di esperienze, verso i traumi della guerra, che non hanno significato tuttavia fratture definitive con il passato, ma persistenze, riaffioramenti e rielaborazioni dei solchi segnati anni prima dalle ricerche artistiche. La Fondazione Giorgio Amendola di Torino e il Comune di Torre Pellice con Speranze e fermenti. Arte a Torino dopo il 1945, a ottant’anni dalla Liberazione, realizzano un progetto di mostra itinerante, a cura di Luca Motto, che mette in luce la Ricostruzione artistico-culturale attraverso le voci di pittori e scultori che hanno operato a Torino nel decennio successivo al termine del conflitto bellico e si arresta un istante prima dell’avvento dell’Informale. La temperie culturale dell’immediato dopoguerra è evocata anche attraverso la pubblicazione di un volume antologico, a cura di Luca Motto, edito da “Il Rinnovamento” con una selezione di scritti d’arte comparsi su periodici e quotidiani torinesi, tra il 1945 e il 1955, a firma di Piero Bargis, Luigi Carluccio, Angelo Dragone, Albino Galvano, Renzo Guasco, Luciano Pistoi, Filippo Scroppo, Alberto Rossi, Lionello Venturi ma anche Italo Calvino, Massimo Mila, Lalla Romano.
Speranze e Fermenti -Arte a Torino dopo il 1945
Al termine del secondo conflitto mondiale e a Liberazione avvenuta anche a Torino, nelle generazioni più giovani di artisti, che non avevano avuto alcun contatto con la politica culturale del fascismo, scaturisce spontaneo l’anelito di rigenerazione del loro linguaggio espressivo. Implicitamente si tenta di riannodarsi all’esperienza figurativa italiana degli anni trascorsi tra le due guerre, provando a far riaffiorare quanto di valido ancora è sopravvissuto alla visione asfittica di un regime isolato su posizioni arretrate. Il ritroso rinnovamento della cultura figurativa torinese del secondo dopoguerra non è stato soltanto una reazione all’involuzione di Novecento, ma si è focalizzato soprattutto attorno al problema di raggiungere una coerenza con contenuti e linguaggi attuali e a operare nell’ambito di una cultura artistica internazionale collegata alla tradizione moderna dalla quale gli artisti erano rimasti, sino a quel momento, appartati o esclusi. Questo podcast prende in considerazione un arco temporale circoscritto al decennio 1945-1955, e si conclude con un evento: la mostra Niente di nuovo sotto il sole alla galleria La Bussola che idealmente segna, pur con differenti premesse critiche, il debutto a Torino della lunga stagione dell’Informale.Occorre però procedere con cautela in questa narrazione, accennando alle linee di sviluppo dell’arte torinese tra il 1915 e il 1931. Si risale dunque alle prime testimonianze di uno spirito moderno e si prosegue, attraverso il tessuto storico di esperienze, verso i traumi della guerra, che non hanno significato tuttavia fratture definitive con il passato, ma persistenze, riaffioramenti e rielaborazioni dei solchi segnati anni prima dalle ricerche artistiche. La Fondazione Giorgio Amendola di Torino e il Comune di Torre Pellice con Speranze e fermenti. Arte a Torino dopo il 1945, a ottant’anni dalla Liberazione, realizzano un progetto di mostra itinerante, a cura di Luca Motto, che mette in luce la Ricostruzione artistico-culturale attraverso le voci di pittori e scultori che hanno operato a Torino nel decennio successivo al termine del conflitto bellico e si arresta un istante prima dell’avvento dell’Informale. La temperie culturale dell’immediato dopoguerra è evocata anche attraverso la pubblicazione di un volume antologico, a cura di Luca Motto, edito da “Il Rinnovamento” con una selezione di scritti d’arte comparsi su periodici e quotidiani torinesi, tra il 1945 e il 1955, a firma di Piero Bargis, Luigi Carluccio, Angelo Dragone, Albino Galvano, Renzo Guasco, Luciano Pistoi, Filippo Scroppo, Alberto Rossi, Lionello Venturi ma anche Italo Calvino, Massimo Mila, Lalla Romano.