Va tutto bene è il coltellino svizzero delle risposte.Lo usiamo quando non abbiamo voglia di spiegare. Un episodio di Mindful Not Mild per chi è nel “più o meno”e non ha nessuna intenzione di sistemarlo subito.
Se pensi di essere illuminato/a, passa una settimana con la tua famiglia: da qui parte questo episodio dedicato alla mindfulness e alle feste.Natale, parenti, tavolate, vecchie dinamiche e quella strana sensazione di tornare tredicenni in tre minuti netti. Consigliato a chi medita e a chi, a Natale, fatica anche solo a respirare. Ascoltare preferibilmente prima, durante o subito dopo il pranzo di Natale.
È facile sentirsi sollevati quando qualcuno ci dice come vivere.Quando promette che bastano pochi respiri per sistemare tutto, o che le risposte giuste siano già pronte, ordinate, a portata di mano. Ma la pratica non è delega. E la vita non è qualcosa che qualcun altro può vivere al posto nostro. In questa puntata parlo di autorità, dipendenza spirituale, e del bisogno umano di consegnare le chiavi di sé a chi sembra sapere meglio.E di cosa cambia quando, invece, torniamo all’esperienza viva: al corpo, al respiro, all’ascolto.Non una puntata contro qualcuno. Una puntata per tornare a noi.
Mindfulness, senza zucchero. Mindful. Not Mild.
“In pratica” è uno spazio di esperienza dentro Mindful Not Mild.
Non parliamo di presenza: la attraversiamo.
Per festeggiare i primi 100 ascoltatori, ho deciso di inaugurare questa sezione con una pratica semplice e radicale allo stesso tempo:camminare e ascoltare i suoni della città.
Non per fuggire dal rumore, ma per incontrarlo. Non per isolarci, ma per stare dentro quello che c’è. Con il corpo, con l’orecchio, con il passo.
“In pratica” raccoglierà nel tempo extra di pratica, camminate, ascolti, soste, esercizi incarnati. Un modo per portare la mindfulness fuori dalle parole e nella vita che si muove.
Stare non è resa.
Non significa fermarsi, arrendersi o smettere di volere il cambiamento. In questa puntata di Mindful Not Mild affrontiamo uno dei paradossi più delicati della pratica: come restare con ciò che c’è senza che la presenza diventi rassegnazione.
Parliamo di cambiamento, di rispetto per sé stessi e di quanto sia sottile il confine tra migliorarsi e combattere contro di sé, tra muoversi per scelta e per insoddisfazione. Parliamo di una presenza che non ci addormenta né ci limita, ma ci rende più veri e vere mentre ci muoviamo.
Questa puntata è per chi sente che la mindfulness non è solo tranquillità, ma anche direzione, presenza fisica, confronto e verità vissuta.
Perché stare non significa fermarsi.
Significa smettere di combatterci mentre andiamo avanti.
Prima del perché ci sono emozioni che non chiedono spiegazioni, ma presenza. Una puntata su ciò che sentiamo prima di capirlo. E su cosa succede quando restiamo.
In ogni vita c’è un istante minuscolo in cui qualcosa ci sfiora prima del pensiero.
Una soglia che si apre senza fare rumore.
La vulnerabilità non è debolezza: è il luogo in cui siamo più veri.
In questo episodio ne parliamo con la pelle, non con i concetti — e alla fine c’è una piccola performance acustica, un regalo da me a voi.
Tutti dicono che la meditazione dovrebbe renderci più calmi, più zen, più lucidi.
E poi ci sediamo… e parte il circo: pensieri a raffica, paranoie che bussano, notifiche fantasma, la postura che sembra un Tetris sbagliato.
Altro che zen.
In questo episodio provo a raccontare la meditazione come davvero è:
uno spazio imperfetto, stropicciato, pieno di rumore e di vita.
Perché la verità è che non è sexy per niente — esattamente come tante fasi della nostra vita.
E allora?
Allora si resta.
Si respira.
Si impara a stare nel mezzo del casino senza volersi aggiustare ogni cinque minuti.
Perché forse è proprio lì che nasce la presenza: non dalla calma, ma dal coraggio di esserci così come siamo.
Un episodio per chi medita, per chi ci prova e per chi ci ride sopra.
Spoiler: nessuno è perfetto. Ed è una buona notizia.
La fiducia è una forma di disobbedienza: scegliere di restare anche quando non sai come andrà.Un viaggio tra corpo, filosofia e vuoto creativo.Per imparare che, a volte, basta respirare.
In questo episodio parliamo di fiducia come gesto quotidiano: nelle relazioni, nella corsa, nella musica, nella vita.Di come il corpo sappia prima della mente, e di come la creatività nasca solo quando smettiamo di controllare.Tra Rilke, Kabat-Zinn, Rick Rubin e un po’ di strada sotto i piedi.